Cinema

A 100 anni dalla nascita tutto il mondo ricorda Billy Wilder

A 100 anni dalla nascita tutto il mondo ricorda Billy Wilder

Il prossimo 22 giugno Billy Wilder, re della commedia americana, avrebbe compiuto 100 anni. In occasione di questa ricorrenza tutto il mondo si è messo all'opera per rendere omaggio al grande regista: negli Stati Uniti già da diversi mesi sono cominciate manifestazioni e retrospettive a lui dedicate. Ma anche l'Europa, in particolare Italia ed Inghilterra, ha già avuto modo di ricordare Wilder: il MICS, museo cinema di Roma, ha infatti organizzato, nel mese di marzo, una rassegna cinematografica a lui dedicata, accompagnata da un ciclo di conferenze e da una mostra iconografica.

Nei mesi di novembre e dicembre, Wilder è stato invece al centro del "London's National Film Theatre". Nei prossimi giorni sarà la volta della Spagna: è stata prospettata infatti una programmazione televisiva all'insegna del cineasta americano, densa di film e documentari a lui dedicati.

Samuel Wilder, poi diventato internazionalmente famoso con il più americano nome Billy, nasce in Austria il 22 giugno 1906 e studia alla facoltà di giurisprudenza, dalla quale approda alla sua prima professione di giornalista. Lavora per qualche tempo presso un quotidiano di Vienna prima di trasferirsi a Berlino per lavorare come reporter presso il principale tabloid della città. Questo periodo verrà poi rievocato in maniera strepitosa nella vulcanica commedia "Prima pagina", in cui due veri mattatori come Walter Matthau e Jack Lemmon, nei panni di due giornalisti malati di lavoro, mettono in luce il cinismo manipolatorio e falsificatore della stampa e più in generale dell'universo della comunicazione di massa.

Stanco di questa vita e di questo lavoro, Billy inizia nel 1929 a scrivere sceneggiature cinematografiche e si trasferisce ad Hollywood. Gli inizi sono difficilissimi. E' poverissimo e i suoi lavori non sono apprezzati. Ma lui tiene duro e arriva al successo firmando la sceneggiatura di "Ninotchka", diretto da Ernst Lubitsch e interpretato da un'indimenticabile Greta Garbo, che gli varrà una nomination all'Oscar. Ma l'appuntamento con la celebre statuetta è solo rimandato: tre anni dopo infatti scrive e dirige "Giorni perduti", il primo film a trattare in modo aperto e diretto il tema dell'alcolismo. Il film scuote fortissimamente la sensibilità popolare, così come i giurati dell'Oscar, che gli regalano quattro statuette.

Nonostante la notorietà, la guerra costringe Wilder ad abbandonare il cinema fino al 1948 quando riprende a lavorare dietro la cinepresa. La smisurata gloria è tuttavia dietro le porte. Nel 1950 realizza il classico "Viale del tramonto", altro film destinato a conquistare un Oscar. Un capitolo a parte andrebbe poi dedicato a tutti i suoi film interpretati da Marilyn Monroe, fra cui il delizioso "Quando la moglie è in vacanza" e il culto assoluto "A qualcuno piace caldo".

La sua ultima fatica è il cinico "Buddy Buddy", che riunisce insieme ancora una volta la coppia di ferro Jack Lemmon e Walter Matthau. Nel 1993 vince a Berlino l'Orso d'oro alla carriera mentre la sua ultima regia è quella di "Fedora". Non realizzerà più nulla, verrà messo da parte, prevaricato dalla nuova generazione di registi che Hollywood predilige. Ritiratosi dalle scene il grande regista morirà il 27 marzo 2002 nella sua casa a Beverly Hills, a soli tre mesi dai suoi 96 anni.